Energia elettrica e carbone

Produzione di energia elettrica e carbone: l'anomalia italiana

Dati 2020 in elaborazione

Dati 2020 in elaborazione

I prezzi dell'energia elettrica per le utenze industriali (fonte: elaborazione dati AEEG)

Attuale rapporto fra capacità di rigassificazione e consumi di gas del paese (fonte: AEEG)

La sicurezza dell'approvvigionamento: le riserve mondiali (fonte:BP Amoco Statistical Review)

IL CARBONE

Il carbone si conferma nel mondo il combustibile principale per la produzione elettrica, con una quota che nel 2020 si attesta al 38%, seguito a grande distanza da nucleare e gas: in particolare, la domanda di carbone si è spostata verso il Sud-est asiatico, area in cui le economie emergenti lo utilizzano per il proprio sviluppo economico e industriale in percentuali molto elevate.

Per quanto riguarda il commercio di carbone via mare a livello mondiale, il 2020 si è chiuso in negativo, con una diminuzione del -10% su base annua (1.157 milioni di tonnellate, rispetto ai 1.292 milioni del 2019). Per la prima volta dopo 10 anni di crescita continua, subisce una battuta d’arresto il trend che negli ultimi 10 anni aveva portato a un aumento del 50% dei volumi.

In Europa, la quota di generazione elettrica da carbone nel 2020 è pari al 13,3%, mentre le rinnovabili rappresentano il 34,9% del mix elettrico; seguono il nucleare al 24,2% ed il gas al 20,0% (olio e altre fonti: 7,6%). (Immagine 1)

Il mix di produzione di energia elettrica italiano è il meno diversificato: rispetto ai Paesi del G8, che presentano, in media, una quota pari al 38% circa generata da un mix variabile di carbone e nucleare, in Italia nel 2020 la produzione di energia elettrica proviene per circa l’80% da rinnovabili e gas.

Nel 2020, l’Italia ha registrato una diminuzione sia delle importazioni di carbone da vapore, a quota 5,3 milioni di tonnellate (-29% rispetto ai 7,5 milioni di tonnellate del 2019), sia delle importazioni di carbone metallurgico e PCI, che hanno raggiunto un volume di 2,35 milioni di tonnellate, con una diminuzione del 22% rispetto ai 3 milioni del 2019. (Immagine 2)

Sono purtroppo ben note le conseguenze di queste disparità sulle utenze industriali: secondo l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), le imprese italiane, infatti, sono costantemente costrette a fronteggiare prezzi dell’elettricità del 30% al di sopra della media europea, con pesanti ripercussioni sulla competitività, soprattutto nei settori caratterizzati da forti consumi energetici. (Immagine 3)

Il previsto mix elettrico italiano post 2025, con l’uscita del carbone dalla generazione elettrica, in un Paese già privo di nucleare, potrebbe, nell’immediato, mettere in crisi la competitività delle nostre aziende sul mercato globale, a favore dei paesi emergenti che hanno minori vincoli ambientali da rispettare, con inevitabili ripercussioni sul PIL.

Il nostro Paese risente anche di gravi lacune infrastrutturali sul fronte dei rigassificatori: sono attualmente in funzione tre terminal, di cui uno onshore a Panigaglia e due offshore posizionati al largo di Rovigo e Livorno, per una capacità complessiva totale di 15,2 bcma. L’Italia non risulta attualmente in grado di sostenere una strategia di diversificazione delle fonti e fronteggiare un’emergenza energetica, non essendo dotata di adeguati impianti: si tratta dell’unica eccezione europea, in un panorama caratterizzato da Paesi dotati di rigassificazione che copre mediamente il 50% del consumo nazionale. (Immagine 4)

Inoltre, le riserve di gas naturale sono concentrate in pochi Paesi politicamente instabili, primi fra tutti l’Algeria e la Russia. Le riserve mondiali di carbone, invece, sono geograficamente distribuite in più di 100 Paesi e i depositi sono presenti in aree differenziate tra loro, anche sotto l’aspetto della stabilità politica interna. Oltre ad essere più equamente distribuite, diversi studi indicano come la sicurezza dell’approvvigionamento dalle riserve di carbone sia 2 volte superiore a quello del gas naturale e 3,5 rispetto all’olio garantendo la materia prima per quasi 160 anni. (Immagine 5)