A parole tutti (o quasi) se ne vogliono liberare al più presto. Eppure il carbone in Europa non solo è ancora vivo e vegeto, ma i consumi nella generazione elettrica sono così forti che il prezzo per la prima volta da sei anni è tornato a superare la soglia dei 100 dollari per tonnellata.
Nemmeno lo straordinario rally dei permessi per l’emissione di anidride carbonica - triplicati di valore quest’anno e volati sopra 21 euro per tonnellata, un record dal 2008 - ha scoraggiato l’impiego del più inquinante tra i combustibili. In barba a tutte le ambizioni di phase-out sbandierate nel Vecchio continente, le centrali a carbone non solo rimangono in attività, ma il loro funzionamento potrebbe addirittura accelerare andando verso l’inverno. Anche il gas infatti è rincarato moltissimo, in tutti gli hub europei. E se le dinamiche sul mercato non cambieranno, il cosiddetto «switching» rischia di avvenire al contrario: in parole povere, ci sarà più elettricità generata dal carbone e meno dal gas, piuttosto che viceversa, come sarebbe auspicabile per l’ambiente.

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