Il recente rapporto di Greenpeace (“Silent Killers”) è stato lo spunto per approfondire il discorso sulle fonti delle “polveri sottili”. In questo contesto vengono esaminati i dati su PM10 e PM2,5 pubblicati da ISPRA nell’ambito della Convenzione UNECE “Long-range Transboundary Air Pollution”. Da un primo screening, emerge che il contributo più rilevante si deve agli impianti di combustione del settore NON INDUSTRIALE (commerciali e istituzionali, residenziali, agricoltura), settore che mostra anche l’incremento maggiore rispetto al 1990 (oltre il 200%). A livello europeo il trend è analogo. Stante ciò, ci si chiede se gli autori dello studio citato sono proprio sicuri che i “22 mila casi di morte prematura del 2010, equivalenti a 240 mila anni di vita persi” siano da attribuire “to pollution from coal-fired power plants”. Leggi tutto clicca.